Il Teatro Verdi (interno) - Firenze / Foto © Giuseppe Moscato on flickr
Vi siete mai chiesti quale legame ci sia tra voi e un luogo?
Ma poi che che cos'è un luogo?
Me lo chiedo, ogni tanto, soprattutto quando torno a visitare posti che hanno assunto per me un valore che va molto oltre alla semplice locazione geografica.
In quel luogo ho dato il mio primo bacio. Come posso non guardarlo quindi senza occhio languido e criteri di valutazione completamente sballati rispetto alla maledettissima oggettività?
Magari nello stesso posto si è consumato un efferato omicidio: la luce che colpisce le case, gli spazi e la natura sarà in quel caso completamente diversa dalla mia. L'oscurità che appannerebbe lo stesso panorama per molti a me, per beffa, risulterebbe dipinto con tutti quei colori che anche voi, vièn via, abbinereste all'amore. Eh, l'amore.
Ma queste sono le mie strane idee del mondo... che però poi, quando qualcuno mi chiede cose tipo "Ma com'è Firenze?", io - che devo rispondere - mi pianto in terra come un palo.
Non mi guardate in quel caso perché secondo me assumo un aspetto alquanto ridicolo. Queste sono domande che mi mandano in loop.
Com'è Firenze? Bella (così me la caverei facilmente). Quanto ad aver voglia di spiegare davvero vi ci vorrei vedere. E se poi lo facessi secondo le mie regole, e cioè assenza di regole e spazio alle parti più strane della mia testa, non protestate.
Prendete la foto in alto, il nostro Teatro Verdi. Come si fa a raccontare un teatro - davvero - senza tener conto degli attori che ne hanno calcato il palcoscenico, delle scenografie che ne hanno mutato le sembianze, dei suoni, dei colori, delle voci, degli applausi?
Ecco! Così è anche per Firenze e per tutti i luoghi e non-luoghi che dobbiamo raccontare.
Come ve la posso raccontare io, che ci vivo? Dovete accontentarvi del mio punto di vista perché in quel luogo avrò preso una multa, in un altro avrò mangiato il miglior lampredotto del mondo (giuro!) e in un altro ancora avrò visto migrare, d'estate, stormi di gambe nude... Com'esuli pensieri. Eccetera. L'estate...
Che poi se ci pensate non è poco. O no? Una qualsiasi guida può dirvi questo o quello su architetture, arte e struttura della città. Ma quello che vi potrebbe dire una persona come me o chiunque altro viva davvero la città sarebbe niente di meno che la verità.
Come ve la posso raccontare io, che ci vivo? Dovete accontentarvi del mio punto di vista perché in quel luogo avrò preso una multa, in un altro avrò mangiato il miglior lampredotto del mondo (giuro!) e in un altro ancora avrò visto migrare, d'estate, stormi di gambe nude... Com'esuli pensieri. Eccetera. L'estate...
Che poi se ci pensate non è poco. O no? Una qualsiasi guida può dirvi questo o quello su architetture, arte e struttura della città. Ma quello che vi potrebbe dire una persona come me o chiunque altro viva davvero la città sarebbe niente di meno che la verità.
Beh ma allora non mi lasciate solo no? Io vi dico che al Verdi, per tornare alla bella foto lassù, ho passato del buon tempo perché qui - a Firenze - la musica, ancor più del teatro se vogliamo, è ospitata in una delle case italiane dove la si cura di più. E perché poi è bello scappare a volte dalla quotidianità ed entrare in una breccia nel tempo come quella rappresentata da un palcoscenico. Tu entri, chiudi il mondo fuori, e ti aspetti che qualcosa di non contiguo - un pezzo di passato o futuro o presente alternativi - ti arrivi da lì, da quelle assi consumate, dove si celebrano meravigliosi riti pagani di riproduzione salvifica del mondo.
Porta Romana - Firenze
Non fatevi incantare dalla praticità delle spiegazioni spicciole.
Io se voglio sapere di un posto prima ci vado e mi faccio un'idea mia. Poi chiedo. Poi conosco. Poi ascolto. Non nell'odine ma come mi viene.
Io se voglio sapere di un posto prima ci vado e mi faccio un'idea mia. Poi chiedo. Poi conosco. Poi ascolto. Non nell'odine ma come mi viene.
I luoghi che ricordo meglio sono quelli che mi sono stati raccontati. Riemergono nella mia mente non soltanto per come i miei occhi li hanno registrati ma anche per come mi sono stati descritti durante la vita di tutti i giorni.
Ecco perché mi chiamano AmaroeDolce, così tutto attaccato come spesso noi toscani facciamo sposando due parole da affibbiare come soprannome: mi chiamano così perché se mi chiedete com'è Firenze io ve la racconto, non riesco altrimenti, alternando le memorie più belle e solari ai pensieri malinconici e perduti.
E allora finisce che se parliamo di Porta Romana io vi dirò della statua che vi campeggia al centro - la Donna del Pistoletto - per poi andare altrove, finendo magari dentro a due occhi blu, incorniciati da una chioma bionda e incastonati in una pelle bianca come il marmo di Carrara.
E voi piuttosto? Dite un po'... Com'è Firenze?
by AmaroeDolce
Nessun commento:
Posta un commento